martedì 2 febbraio 2010

L’avventura dell’Italia tra i giganti del rugby

Il nuovo anno sarebbe più triste senza il 6 Nazioni. Oramai, lo dicono anche tanti tifosi italiani: stregati dalla magia di questo avvenimento sportivo. Sono passati solo 10 anni dalla prima volta in cui l’Italrugby è entrato nello storico torneo e già si scalda, anche da noi, una nuova passione sportiva: quella della palla ovale. Qualche esempio? Da mesi i biglietti delle partite interne sono esauriti. La Federazione, di fronte alla richiesta di altri tagliandi, ha realizzato nuove strutture mobili portando, per quest’anno, la capienza dello stadio Flaminio a circa 32 mila posti a sedere. Sta diventando una consuetudine per migliaia di tifosi italiani seguire la nazionale nelle trasferte esterne e spinge in alto anche l’audience televisivo. Come spiegare tanto entusiasmo considerando le poche vittorie italiane (solo 6 su 50 match disputati ed un pareggio) conquistate nel 6 Nazioni? Sarà per il fascino di un torneo antico (parte nel 1883) e per il sapore di gesti atletici forti, per via di una speciale guerra tra due squadre: condotta in campo per gioco. Sarà per il rispetto che vedi nei confronti degli avversari e delle scelte arbitrali ed anche per quel clima di amicizia che avvolge le due tifoserie: prima, durante e dopo la partita. Sarà come dice quel mito del rugby azzurro Marco Bollesan che a fine partita gli spettatori escono dallo stadio con la testa leggera. «Si vive l’avvenimento sportivo nello stadio, insieme ai giocatori e tifosi avversari senza avere preoccupazioni sul piano personale e di sicurezza. Migliaia di tifosi seguono la loro nazionale in un contesto di puro divertimento, serenità e passionalità. È uno sport dove quella parte caratteriale e umana che ogni tifoso ha si esaurisce nelle azioni in campo». Sarà per queste emozioni e per tante altre che l’interesse verso il 6 Nazioni cattura, anno dopo anno, nuovi appassionati.

STRADA IN SALITA
In quest’edizione gli azzurri giocano tre partite esterne e due in casa. È un calendario impegnativo già dal primo match del 6 febbraio. Incontriamo a Dublino gli «uomini del Trifoglio» che hanno vinto la scorsa edizione del torneo. I due incontri successivi, il 14 e il 27 febbraio sono in casa, contro Inghilterra e Scozia. Il finale è complicato: fuori casa ci aspetta la Francia il 14 marzo ed il Galles il 20 marzo. La nazionale azzurra di Nick Mallett si presenta all’appuntamento dopo le belle prove dei test match autunnali contro Nuova Zelanda, Sudafrica e Samoa, nei quali ha dimostrato d’essere competitiva e di non provare soggezione contro le prime nel ranking mondiale. Abbiamo ancora negli occhi lo spettacolo egli 80mila di San Siro e la prova superba degli azzurri contro gli All Blacks. Questo ha dato agli uomini di Mallett carica, voglia di ben figurare e di portare a casa il risultato. Da un punto di vista tecnico l’Italrugby è migliorata in difesa ed ha ritrovato un pacchetto di mischia tra i primi a livello internazionale. Per vincere ci sarà bisogno di migliorare anche in fase offensiva e di sfruttare al meglio le poche e vere occasioni di meta che si presentano durante tutto un match.
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