sabato 3 aprile 2010

Ritratto di Shaun White, il profeta dello “Snow”

Ha capelli lunghi e rossi che escono dal casco protettivo, indossa giacconi griffati, si muove come un supereroe ed è pure protagonista di un videogame: ecco perché Shaun White piace tanto ai giovani. È lui il re dello snowboard, ed è proprio lui il concentrato di motivi per cui lo snowboard sta bruciando gli sci – un paradosso, visto che siamo sulla neve – almeno fra gli under 25 statunitensi. Fenomeno sportivo e mediatico al tempo stesso, lo snowboard è una questione di preparazione fisica e agonismo, certo, ma è anche grazie ad una certa patina che riesce ad attirare le nuove leve. Per questo Shaun White, ragazzo americano classe 1986, è il più degno rappresentante della disciplina: medaglia d'oro alle recenti olimpiadi di Vancouver 2010 nella categoria half pipe (stesso risultato di Torino 2006), Shaun è un talento, un talento vero. Il suo essere campione non si limita – come se non bastasse – a mietere vittorie e riconoscimenti: Shaun è un innovatore, un teorico della tavoletta, uno che inventa le mosse e le proiezioni che poi propone in gara. La sua specialità è l’half pipe: su una rampa realizzata nella neve, i concorrenti eseguono rotazioni e acrobazie varie che vengono valutate e punteggiate da una giuria, un po’ come nello skateboard. Nel mettere a punto il suo nuovo salto ha coniato un nome ispirato ad un hamburger, Double Mc Twist (qualcosa come «un doppio Mc attorcigliato»), e questo la dice lunga sul background, oltre che sulla spettacolarità delle mosse, dal quale White attinge: un retroterra fatto di fast food, musica adrenalinica (la stessa che fa da sottofondo al videogame che lo vede testimonial) e tutte le altre cose che compongono il microcosmo del giovane statunitense medio.

In fondo Shaun è ancora uno di loro, basta guardarlo in faccia, con quell’aria spensierata che lo fa sembrare uno studente di rientro dallo spring break (la settimana di vacanze che gli studenti americani hanno a disposizione nel periodo primaverile) e il sorriso da commedia stile American Pie. Fresco come solo i giovani sanno essere, fresco come la neve che solca. Formidabile atleta, ma anche personaggio, Shaun: e di questo ha bisogno una disciplina che non è certo la più praticata del mondo. Gli sponsor se lo contendono a suon di milioni, la Nintendo lancia videogame a lui ispirati (presto anche una versione su asfalto per gli appassionati di skateboard), la rivista musicale Rolling Stone gli dedica la copertina come fosse una rock star e nel suo sito personale (www.shaunwhite.com) figura una sezione per acquistare capi d’abbigliamento della sua linea: potrebbe apparire un’invasione di campo, ma non lo è.

Fin dalla nascita lo snowboard si è sempre nutrito di aspetti che sconfinano nel costume di vita, affiancandosi così a surf e skateboard – pratiche sportive “alternative” per eccellenza – con le quali condivide lo stesso medium, la tavoletta. Gli spiriti liberi che trovavano (e trovano tutt’oggi) nel surf e nello skate i loro “hobby controculturali”, ora vedono nello snowboard il modo per esprimersi ed improvvisare, in versione invernale. Non a caso tutto è nato dall’idea di “cavalcare” la neve, proprio come nel surf si cavalcano le onde: via gli sci, via le bacchette, via tutto: solo il proprio corpo e una tavoletta.

Secondo la vulgata il primo prototipo di snowboard nacque alla metà degli anni 60 per mano di un ingegnere statunitense che, vedendo le figlie divertirsi a scendere da una collina su un solo sci, ebbe l’intuizione di fabbricare lo snurfer (incrocio fra le parole snow, “neve” e surfer, “surfista”), antenato dell’odierna tavoletta. L'ingegnere, Sherman Poppen, prese così a produrre in serie questo nuovo attrezzo il quale venne soppiantato alla fine degli anni 70 dalla prima vera e propria tavola da snowboard, costruita da Jake Burton Carpenter e dotata di due attacchi in grado di far aderire gli scarponi alla tavola. Carpenter fondò in seguito la Burton Snowboards, ancora oggi la più grande azienda produttrice nel settore. Da quel momento in avanti lo snowboard non ha mai arrestato il suo percorso “evolutivo”: le tavole subirono continue migliorie, negli anni 80 vennero istituite le prime gare ufficiali negli Stati Uniti e nel ‘98, in occasione delle Olimpiadi invernali di Nagano, lo snowboard entrò per la prima volta nel novero delle discipline a sei anelli. Ad oggi si contano tre specialità: l’half-pipe (quella di White, per intendersi), lo slalom parallelo (stesso concetto dello sci, solo con i concorrenti che affrontano la discesa in parallelo, contemporaneamente) e lo snowboard cross (una gara a quattro all’interno di un percorso tutto curve e dossi). Denominatore comune: il tasso di spettacolarità.

Di improvvisato tuttavia c’è ben poco, almeno nelle gare ufficiali. «A questi livelli l’allenamento non è un optional - spiega il direttore tecnico della nazionale italiana di freestyle e snowboard Gianfranco Collinassi - e non c’è grossa differenza di preparazione con lo sci alpino. Il lavoro è alla base per entrambe le discipline». La differenza, semmai, consiste nell’approccio “filosofico”, prosegue Collinassi: «Nello snowboard c’è una maggiore espressione di tutto il corpo, motivo che rende forse più immediata l'associazione fra questo sport e l’idea di libertà».

Secondo la Fisi, la Federazione Italiana Sport Invernali, nel nostro paese i rider (questo il termine con cui vengono definiti i praticanti) sono circa mezzo milione, una porzione significativa dei tre milioni e mezzo sparsi per il mondo. Specie a livello amatoriale lo snowboard attrae per tutti quegli aspetti che lo rendono quasi uno stile di vita (il legame con la libertà d'espressione, la maggior autonomia di movimento, ma anche il modo di vestirsi) e non è un caso che numerosi appassionati provengano dalle aree metropolitane: «Molti rider si avvicinano allo snowboard influenzati dagli sport urbani come lo skateboard - spiega ancora Collinassi - ma quando si sale di livello, per gli atleti diventa uno sport e basta». Sponsor, abbigliamento, videogiochi e mode, d'accordo; ma lo snowboard rimane ancora, e per fortuna, uno splendido sport. http://tinyurl.com/yaol348

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