sabato 13 febbraio 2010

"Oh, Gallo!" Robinson cala il tris d'assi

Nate Robinson entra nella storia vincendo per la terza volta in carriera la gara delle schiacciate all'All Star Game; Danilo Gallinari viene eliminato al primo turno nella gara del tiro da tre punti che vede trionfare Paul Pierce

E sono tre. Per la terza volta in cinque anni, quella follia concentrata in centosettantacinque centimetri scarsi che risponde al nome di Nate Robinson (in azione nella foto) vola ad altezze inaccessibili per qualsiasi essere umano rompendo qualsiasi schema fisico-razionale che sta alla base del gioco della pallacanestro. Il tre, inteso invece nel concetto allargato di tiro, frustra le attese del popolo azzurro per la mano calda di Danilo Gallinari, tributando il giusto riconoscimento alla carriera di uno dei giocatori più grandi di sempre: Paul Pierce. Sconfitta del Gallo a parte, in un primo momento mi sono sentito un po' l'amaro in bocca per una serata che forse, nel complesso, è stata al di sotto delle aspettative: ma poi, ripensandoci bene, mi sono corretto, dicendomi: "No... un All-Star Saturday come quello dell'anno scorso, con i costumi di SuperMan, il verde kryptonite, e il piccolo Robinson che inchioda sulla testa di Howard è semplicemente impossibile da replicare".

Come sempre, per arrivare al nocciolo della questione è necessario un lungo e omerico percorso attraverso capitoli che col basket hanno forse poco da spartire: si comincia con l'HORSE, la competizione più bistrattata del weekend (anche giustamente...) cui partecipano Kevin Durant, campione in carica, e gli sfidanti Omri Casspi e Rajon Rondo: la stella dei Thunder, che l'anno scorso piazzò un paio di conclusioni da distanze siderali, conserva la corona mandando a segno anche un tiro da dietro il tabellone.

Il sonnacchioso cammino verso i piatti forti della serata passa poi attraverso il grottesco "Shooting stars", la gara che, come ogni anno, presenta quattro squadre (Atlanta, Los Angeles, Sacramento e Texas) formate da un giocatore NBA, una giocatrice WNBA e una vecchia gloria del passato: nell'insensatezza generale dei tiri da centrocampo (si va avanti a oltranza a sparare spingardate), ci viene comunque data la possibilità di rivedere Steve Smith, Brent Barry, Chris Webber e Kenny Smith. Il primo, che sembra essersi un po' arrugginito dall'arco, si salva soltanto piazzando il tiro da centrocampo che ci evita un lungo martirio; il secondo, che veste la maglia blu e rossa dei Clippers, pare ancora piuttosto arzillo, il terzo, si sa, non ha mai avuto una mano affidabilissima da oltre i 6 metri, mentre il quarto è fondamentale, con una fucilata da centrocampo, per portare la sua Texas in finale. E lì, contro la Los Angeles di Barry e Gasol, è poi Dirk Nowitzki a regalare il primo trofeo alla sua Dallas chiudendo la pratica in soli 34 secondi.

Terza tappa di avvicinamento: la "Skill challenge", il contest per i playmaker. Subito fuori Russell Westbrook (male male) e Brandon Jennings, che parte fortissimo per poi rovinare la prova con quattro errori (due dei quali clamorosi) al terzo ostacolo di passaggio (come si dice, non esattamente "scuola Nando Gentile"...). Accedono alla finale due personaggi che questo gioco lo conoscono ormai alla perfezione: il defending champion Deron Williams e il campione del 2005, Steve Nash. Il canadese, (reduce dall'emozionante notte della cerimonia inaugurale di Vancouver), chiude pulitissimo con un gran tempo (29.9), mentre il playmaker dei Jazz, dopo un ottimo avvio, si arena malamente al terzo ostacolo di passaggio, proprio come Brandon Jennings, servendo su un piatto d'argento la vittoria al rivale.

Esauriti i convenevoli, ci addentriamo finalmente in quella parte di serata che conta, anche se, fra un intervallo musicale e l'altro, per vedere il Gallo scendere sul parquet sarà necessario attendere quasi le 4.00, ora italiana. Si comincia su livelli altissimi, anche perché i protagonisti, senza i Walker o i Lewis della situazione (buoni tiratori sì, ma forse non adattissimi al formato del three-point contest), sono tutti cavalli di razza (e uno, Curry, anche figlio d'arte...). Pierce parte male, ma si risolleva prepotentemente con i due carrelli sul lato destro, là dove è tendenzialmente più efficace, anche in partita: la stella dei Celtics chiuderà con 17 punti, immediatamente emulato da Billups, ma Stephen Curry, mandando a segno 4 money-ball su 5, farà ancora meglio, toccando quota 18. Arriva finalmente il momento di Danilo, ma il Gallo spara a salve nei primi quattro carrelli (7/20) rendendo meno amara la sconfitta soltanto nel finale (4/5), utile per issarsi a quota 15, onesto, sì, ma non sufficiente per superare il taglio. Come lui fanno Channing Frye, che perde però diversi punti per una sinistra tendenza a pestare la linea, e il defending champion Daequan Cook, che paga la mano imprecisa nei primi tre carrelli. In finale Pierce è devastante (15/25 per 20 punti totali con le money-ball), Billups sottotono, mentre Curry, partito fortissimo (8/10) non riesce a onorare la memoria del papà (il mitico Dell) rovinando la sua prestazione con un pessimo carrello centrale (1/5).

Mentre Pierce riporta il trofeo del three-point contest a Boston (l'ultimo Celtic a vincerlo fu Larry Bird), Nate Robinson si appresta invece a entrare nella storia inseguendo il terzo successo nella gara delle schiacciate: a sfidare Krypto-Nate ci sono Gerald Wallace (che ritroveremo anche domani nella partita delle Stelle), Shannon Brown e DeMar Derozan, già visto venerdì notte eliminare Eric Gordon nel round di qualificazione. La spasmodica attesa per le follie di Robinson lascia forse passare in secondo piano le "mediocri" (si fa per dire, ovvio) prestazioni di Wallace e Brown: il primo, che sembra passare di lì per caso, non impressiona né con la schiacciata di apertura (classica 180°) né con quella rovesciata effettuata in collaborazione con Flip Murray; il secondo, che sembra partire fortissimo con una 360° da urlo, perde malamente fiducia dopo i due primi tentativi andati a vuoto, e non è sufficiente nemmeno la presenza di Kobe Bryant per l’affondata in featuring per evitare l’eliminazione.

Mentre Dwight Howard (finalista di lusso nella scorsa edizione) stenta a celare un sorriso sarcastico in tribuna ("Ma dove vogliono andare questi due...", sembra pensare la stella dei Magic), appare evidente che l'unico sfidante degno di sua maestà Krypto-Nate sia DeMar Derozan: la prima schiacciata del giocatore dei Raptors (partenza da dietro il tabellone e affondata all'indietro con pallone fatto passare sotto le gambe) è mozzafiato, ma la seconda, in collaborazione con Sonny Weems (palla appoggiata al tabellone e chiusura in mulinello) vale addirittura 50 punti, il massimo. Robinson (per il quale è sempre necessario tenere in considerazione il fatto che arrivi a 1.75 con le scarpe) apre invece con un windmill tonante a due mani che gli vale una mezza ipoteca per il passaggio del turno: per il secondo giro si affida alla collaborazione di Gallinari, chiamato ad alzargli il pallone per una sorta di 360°. Danilo, che sbaglia malamente i due primi passaggi mettendo il pallone ad altezze improponibili, si prende la sonora sgridata dallo stesso Robinson ("Oh, Gallo!", risuona nel silenzio surreale dell'American Airlines Center), utile per chiudere positivamente l'affondata al terzo tentativo.

In assenza di Howard, Robinson accantona i panni verdi di Krypto-Nate, e apre la finalissima tentando una schiacciata tanto folle quanto potenzialmente devastante: palla alzata da dietro il tabellone, raccolta con passaggio sotto la gamba e inchiodata all'indietro in 180°... troppo, anche per l'onnipotente Nate, costretto ad accontentarsi di un'affondata più semplice con auto-passaggio dalla linea dei tre punti. Derozan risponde emulando la schiacciata che portò lo stesso Robinson a vincere nella scorsa edizione: palla alzata contro il tabellone e chiusura con salto sulla testa di Weems (che non è, però, alto come Howard): il rookie dei Raptors sembra potersi intascare il titolo, ma rovina tutto con una schiacciata "banale" al secondo giro, staccando dalla mezzaluna. Robinson risponde alzandosi la palla sul tabellone per chiudere in 180° con la testa all'altezza del ferro (ricordatevi sempre di quell'1.75...) e festeggia, a suo modo, rubando i pon-pon a una cheerleader. La giuria popolare, con il 51% dei voti, consegna per la terza volta il premio al piccolo-grande Nate: un epilogo che lascia, obiettivamente, un po' l'amaro in bocca, ma forse perché l’avevamo troppo zuccherata nella scorsa stagione.

http://tinyurl.com/y8zh3uc

Nessun commento: