Era meglio non vincere niente che avere nel medagliere gli ori di Federica Pellegrini e Valentina Vezzali. Entrambe sono state protagoniste di gare superbe e fino a quando sono rimaste in acqua e in pedana non si poteva fare altro che applaudirle...
Ma quando hanno aperto bocca?
Cos'è il primo pensiero della Pellegrini dopo avere vinto i 200 stile libero col record del mondo? Che potrà prendersi più tempo per fare televisione, visto che arrivando prima ha dimostrato di riuscire a coniugare il nuoto con altre attività (farsi fotografare le tettone).
E la Vezzali è molto peggio. Passi il discorso idiota a metà strada fra Comunione e liberazione e comunismo che si era imparata a memoria ed ha recitato al termine della gara... La cosa più grave è che si è fatta paladina della detassazione dei premi olimpici. Come se gli atleti azzurri andassero alle Olimpiadi per amore di patria (forse venti anni fa; oggi quasi tutti fanno parte di corpi come polizia, carabinieri, finanza e forestale che li pagano per allenarsi e sicuramente non li licenzieranno una volta finita la carriera sportiva) e il premio lordo fosse una piccola elemosina (no, i premi ricevuti dagli azzurri in caso di vittoria sono i più alti al Mondo; e anche se fossero i più bassi? quanti anni ci mette una persona qualunque a mettere assieme 150.000 euro?).
Spero che dopo questa Olimpiade nessuno tiri più fuori il discorso trito e ritrito dei calciatori che sono dei privilegiati rispetto agli altri sportivi (guarda caso a Pechino ci ha provato proprio la Vezzali, invidiosa perché i calciatori viaggiavano in business class) perché a Pechino si sono visti degli atleti che sono diventati essi stessi classe privilegiata, antipatici come riuscirebbe ad essere soltanto un notaio in vacanza in Costa Smeralda.
Gli atleti italiani in generale (ma avete visto quanto erano esaltati i nuotatori? Solo Usain Bolt è peggio, però lui vince) farebbero bene a tornare con i piedi per terra perché come al solito l'Italia ha vinto qualche medaglia solamente grazie al talento individuale o al fatto che in certe discipline l'accesso è elitario (scherma e tiro). Come rappresentanti di un movimento sportivo sono semplicemente una banda di sprovveduti di cui provare vergogna.
2 commenti:
Non meglio Lea Pericoli: intervitstata alla radio doveva rispondere al conduttore che chiedeva perchè, secondo lei, le donne italiane avevano vinto più ori (4)degli uomini (2). Ne nasceva un lungo discorso che iniziava dal femminismo tutto particolare della Pericoli (fatto di abiti ed ornamenti femminili e contrario alla supremazia di un genere sull'altro) e continuava con dichiarazioni del tipo "le donne vincono perchè sono più abituate a soffrire perchè partoriscono" e "le donne vincono perche sono più mansuete, se l'allenatore dice di fare una cosa loro la fanno, mentre gli uomini..." e chiudendo "ma io sono contraria a vedere un sesso che domini sull'altro".
Nonostante l'intervistatore ripetesse la domanda una seconda volta, visto che non aveva avuto risposta la prima volta, la Pericoli insisteva nel ribadire proprio quei concetti che, a seconda di chi li usa, hanno costretto la donna ad un ruolo secondario: il parto, la mansuetudine, ecc...
Neppure una parola sul fatto che ai "suoi tempi" la donna non poteva uscire di casa se non accompagnata da un maschietto (come oggi usa presso altri popoli...), era un dramma se il primogenito era femmina, la famiglia impiegava le risorse per mandare a scuola il maschio e la femmina a casa, si riteneva che quasi tutti gli sport non fossero adatti alle donne perchè "i muscoli ce li hanno gli uomini e la donna non arriverà mai neppure al peggiore dei risultati degli uomini", e via dicendo. E neppure una parola sul fatto, evidentissimo, che nel nostro Paese c'è uno sport cannibale, il calcio, che sottrae risorse umane in campo maschile mentre non lo fa in campo femminile.
Complimenti Lea!
una persona comune ci metterebbe poco a guadagnare quanto un oro olimpico, se questa persona si dedicasse 12 ore al giorno ad un lavoro come fanno molti atleti. I quali, per altro, si ritrovano a 30/25 anni, senza una professione ed una vita da rielaborare e, talvolta, reinventare. Ben venga la detassazione dei premi.
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